Carte notarili di Giovanni Parente di Stupio tra i Marchesi Malaspina ed il Vescovo Conte di Luni, con Dante Alighieri in veste di ambasciatore.

Presso l’Archivio di Stato della Spezia sono custodite sette unità archivistiche, le più antiche presenti in Istituto, facenti parte di un Cartulario, risalente all’anno 1306, del notaio Giovanni Parente di Stupio, rogante in Sarzana.
Le sette Tabule del Cartulario furono redatte su carta cellulosa, in quattordici facciate, in recto e in verso. Recentemente sono state sottoposte ad un accurato restauro che ne ha migliorato ed aumentato la leggibilità, anche grazie alla tecnica digitale.
Si mettono in luce fatti e personaggi importanti di un periodo storico in cui era in corso sul territorio di Sarzana (Sp) una disputa tra potentati, quello feudale e quello ecclesiastico, con un inevitabile scontro d’interessi sia sul piano economico che su quello politico.
Le Carte in questione, inoltre, provano la presenza di Dante Alighieri, poiché nel suo esilio il sommo poeta in Lunigiana e Val di Magra venne ospitato dalla famiglia dei Malaspina, detta del Ramo Secco.

Esaminando le Carte più dettagliatamente vediamo che la prima tabula contiene il Mandatum, ovvero la procura a Dante Alighieri. Infatti egli ricevette per mano del notaio Giovanni Parente di Stupio, la mattina del 6 ottobre 1306, in piazza della Calcandola (oggi piazza Matteotti) a Sarzana, la procura da parte di Franceschino Malaspina di Mulazzo e di tutto il casato, a trattare con la controparte ecclesiastica. L’Atto rappresenta una procura, di carattere plenipotenziario, ovvero generale e speciale, che presuppone un’ampia fiducia nei confronti di Dante, consentendogli di procedere senza particolari vincoli materiali e giuridici, ad un accordo di pacificazione con Antonio Nuvolone da Camilla, il vescovo della Diocesi di Luni.
E’ da supporre che i Malaspina (Franceschino, Moroello e Corradino), in maggioranza fieri ghibellini, affidandosi alla mediazione del poeta guelfo di parte bianca, intendessero rafforzare la loro posizione nei confronti del guelfismo e, nel contempo, dell’autorità del Vescovo.
Per Dante Alighieri l’incarico avrebbe potuto rappresentare un’ottima credenziale nei confronti dell’autorità ecclesiastica, a sostegno dell’agognato, ma mai compiuto ritorno in patria.
Il Vescovo, da parte sua, durante la lunga trattativa che condusse alla pace, potè avvalersi della mediazione di due frati: Guglielmo Malaspina e Guglielmo da Godano. Il primo, in quanto fratello di Corrado Malaspina il Giovane, potè svolgere un ruolo importante, nelle trattative, sia per la parte ecclesiastica che per quella curiale.

Il cosiddetto Instrumentum pacis, presente nella seconda, la terza e la quarta carta, descrive la pace tra la famiglia Malaspina e il vescovo di Luni, sancita il 6 ottobre 1306 in Castelnuovo e suggellata dal bacio, scambiato in pubblico, tra l’ambasciatore Dante ed il Vescovo Antonio Nuvolone da Camilla.
Con la pace si poneva fine ad una conflittualità che perdurava da lungo tempo e che vedeva contrapporsi anche schiere di amici, di clienti, di vassalli e di milizie armate.
L’accordo consentì ad entrambe le parti di poter esercitare contemporaneamente i corrispettivi diritti feudali sui castelli di Brina e di Bolano, considerati tra i principali oggetti del contendere.

La Remissio de condemnationis, presente nella quinta e nella sesta tabula, consisteva nella remissione delle condanne e si traduceva concretamente in pacta che interrompevano le pene e risolvevano le pendenze giudiziarie ancora in corso tra i due schieramenti, soprattutto le contestazioni sui territori di Arcola, Beverino, Bolano, Calice, Sarzana e Carrara.
Grazie alla pace le parti, come si evince dal tenore degli accordi, intendevano riportare la pacificazione e ripristinare l’ordine nel territorio nelle comunità, impegnandosi reciprocamente a rinunciare ad ogni forma di rivalsa sia economica che giuridica, per quanto già accaduto. Risolte le situazioni pendenti, come conseguenza dei danni subiti per tutti gli atti criminali verificati, venivano riconfermate le rispettive competenze e giurisdizioni.

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